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sabato 23 gennaio 2010

Finte bonifiche nel ricco Nord Maxi blitz contro le ecomafie

TRAFFICI. Dieci arresti e 40 indagati per smaltimento illecito di rifiuti pericolosi. Il capo del gruppo, Salvatore Accarino, era stato già condannato per reati analoghi. «L’abbiamo individuato grazie alle intercettazioni», spiega il pm di Varese.

Riciclava gli enormi guadagni del traffico di rifiuti speciali comprando mezzi e attrezzature da impiegare nelle società collegate all’organizzazione. Ma soprattutto grazie a dei prestanome riacquistava alle aste pubbliche le unità immobiliari che in passato erano state pignorate alla sua famiglia. Il campano Salvatore Accarino e suo figlio Mario utilizzavano in questo modo i soldi che guadagnavano con la gestione illecita dei rifiuti, provenienti soprattutto dalle bonifiche delle aree industriali della ricca Lombardia. Terra contaminata da idrocarburi e metalli pesanti che Accarino “trattava” attraverso diverse società intestate a “teste di legno”.

L’organizzazione operava in un sito noto come “La Valle”, nel comune di Fagnano Olona (Varese): un deposito di mezzi di fatto utilizzato illegalmente come base di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi.

L’operazione della procura di Busto Arstizio (Varese) è scattata all’alba di ieri. Condotta da circa 200 militari, coordinati dai carabinieri del Gruppo tutela ambiente (Gta) di Treviso, ha portato all’arresto di dieci persone con una quarantina di perquisizioni personali e locali in tutta la regione.

I beni sequestrati dagli inquirenti sono sette aziende, quattro immobili, due impianti di stoccaggio, decine di mezzi e 21 conti correnti. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, falsità documentale e riciclaggio. «L’abbiamo individuato solo grazie alle intercettazioni telefoniche », ha spiegato il pubblico ministero Sabrina Ditaranto.
Un gruppo che secondo i magistrati sarebbe stato sistematicamente favorito dai “colletti bianchi”. Tra questi almeno sei funzionari e direttori di alcune banche delle province di Verbania, Varese e Milano, ritenuti dagli inquirenti fondamentali per ripulire il denaro sporco del gruppo e per questo indagati dalla procura lombarda. Oltre ad un consigliere del Comune di Solaro (Milano).

Ai domiciliari sono invece finiti i titolari di alcune aziende di smaltimento compiacenti che ritiravano i rifiuti inviati dagli Accarino, accettando per buone le bolle di accompagnamento evidentemente falsificate, chiudendo così gli occhi anche sul fatto che non aveva nessuna licenza di trattamento del materiale conferito.
Anche perché il capo del sodalizio criminale, Salvatore Accarino, legato alla famiglia siciliana di Giuseppe Onorato non poteva gestire né imprese né conti correnti. L’uomo è infatti un pluriprotestato, arrestato più volte sia per riciclaggio (in Lombardia) di denaro sporco, appartenente alle cosche mafiose, che per traffico illecito di rifiuti.

Nel 2008 era già stato condannato in primo grado a sei anni e mezzo proprio per traffico di rifiuti tramite la società Lombarda Servizi di Olgiate Olona. Il pubblico ministero Fabio Napoleone, all’epoca, aveva scoperto un traffico di “monnezza” che coinvolgeva la Campania, la Lombardia e l’Emilia Romagna. Così rifiuti urbani raccolti a Napoli arrivavano di nascosto in provincia di Varese. Lì venivano poi mescolati con terra contaminata, e veleni industriali di vario genere, per ripartire spesso alla volta del Meridione. Ma non solo.

Alla fine venivano smaltiti come scarti non pericolosi in un deposito di Grottaglie (Taranto) o direttamente nelle campagne lombarde. Il tutto lucrando sui fondi pubblici del Commissariato per l’emergenza rifiuti della Campania.

«Il cuore di tutto il business è l’appalto per l’emergenza di Napoli del 2003», ricordò nel corso della sua requisitoria il pm Napoleone. «Mi è uscito del liquido dal cassone e ha corroso tutta la targa» confidò l’autista di uno di quei camion. Una delle aziende coinvolte arrivò a fatturare 1,5 milioni di euro. Perché la “monnezza” per i trafficanti può diventare oro, ma sulla pelle dei cittadini. L’operazione di ieri è la conclusione di una complessa attività di indagine denominata “Replay” che ha portato alla luce finte bonifiche e un vasto traffico di rifiuti pericolosi.

Alessandro De Pascale

da Terranews.it

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